Cos’è lo stalking condominiale





L’art. 612 bis c.p. prevede che, “salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.”

       

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In tale tipologia di reato viene fatto rientrare lo stalking condominiale.
Si tratta di una particolare tipologia di stalking che si realizza quando si ricevono atteggiamenti particolarmente molesti o persecutori da parte di un vicino di casa, al punto tale da comportare una condizione di ansia e turbamento costanti o a temere per la propria incolumità e per quelle dei propri familiare.
Una situazione che comporta di solito, come conseguenza, un mutamento delle proprie abitudini di vita e sempre più attuale considerato che il condominio rappresenta una moderna forma di aggregazione, unendo nuclei familiari diversi all’interno di una stessa struttura, pur mantenendo ciascuno la propria individualità che non esclude punti di contatto.
Tipologia di reato introdotta in applicazione del citato art. 612 bis c.p.c. dalla Cassazione con la pronuncia 20895/2001.
Il caso riguardava un condomino, con una forte sindrome maniacale, che  aveva posto in essere una condotta persecutoria rivolta indistintamente a tutte le donne che abitavano nel condominio.
Queste venivano pedinate e braccate in ascensore dove erano minacciate di morte ed insultate.
Attività persecutorie svolte dunque verso l’intero genere femminile abitante nel condominio.
Nel caso di specie, l’imputato è stato quindi condannato per il reato di stalking ai danni dell’intero genere femminile residente nel condominio, in quanto, benché vittime dirette degli atti persecutori siano state solo alcune donne, si trattava di un fatto estremamente grave che generava nelle altre, anche se non direttamente coinvolte, uno stato d’ansia rappresentato dall’eventualità di incontrare nell’edificio il persecutore.
Eventualità che le costringeva, di conseguenza, a mutare le proprio abitudini.


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