Cos’è l’abbandono e il rifiuto della difesa
Si tratta del caso in cui il difensore che ha accettato l’incarico fiduciario o il difensore d’ufficio che ha compiuto atti di patrocinio si astengono dall’attività processuale, in modo che la parte rimanga priva di assistenza.
Il venire meno dell’assistenza difensiva distingue l’abbandono dall’allontanamento occasionale del difensore dall’udienza (come avviene, ad es., quando l’assistenza dell’imputato è garantita da un secondo difensore o da un sostituto designato in precedenza).
L’astensione dall’attività difensiva dà luogo ad abbandono, e quindi a illecito professionale a carico del difensore, se è cosciente e volontaria.
Infatti non è consentito che l’imputato rimanga senza difensore in un processo penale. L’abbandono della difesa non comporta infrazione disciplinare se è dovuto a causa di necessità (es. una malattia comprovata o un contemporaneo e indifferibile impegno del difensore davanti ad altra autorità giudiziaria).
L’abbandono è ammesso quando ci sia stata la violazione dei diritti che competono al difensore o alla parte patrocinata. Secondo la giurisprudenza non è scusabile il difensore che abbandona il proprio ufficio a causa del mancato pagamento degli onorari dovutigli.
In caso di abbandono della difesa o di rifiuto della difesa d’ufficio, il giudice o il Pubblico Ministero designano come sostituto un altro difensore immediatamente reperibile (art. 97, comma 4, c.p.p.).
L’autorità giudiziaria inoltre ne riferisce al consiglio dell’Ordine forense cui appartiene il difensore colpevole di abbandono per i provvedimenti del caso.
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